I PROTOCOLLI DEL BIOPHILIC DESIGN PIÙ ACCREDITATI (E IL RUOLO DEL VERDE NEI PROTOCOLLI)

 

Il Biophilic Design è una disciplina di progettazione relativamente giovane. Fino a qualche anno fa poche persone la conoscevano e soprattutto in Italia non era ancora molto diffusa. Oggi non di rado viene ancora trattata come un trend o una moda, sviluppatasi con la pandemia e la conseguente forte “voglia di Natura” che tante persone hanno sviluppato in questi ultimi 3 anni.

Invece, si tratta di una scienza applicata che si basa su evidenze scientifiche. Essa sta diventando un megatrend e sempre di più una necessità. Per capire il Biophilic Design, bisogna conoscere il concetto di Biofilia e vedere da dove arriva e quali sono gli approcci più validi. Leggi il primo articolo sulla Biofilia.

Una prima struttura teorica di “biophilic buildings” (edifici biofili) risale al 2001 e fu sviluppata dalla psicologa ambientale Judith Heerwagen e da Betty Hase.

La struttura più consolidata e completa risale invece a una pubblicazione dell’ecologo Stephen Kellert all’interno del libro “Biophilic Design: the Theory, Science and Practice of Bringing Buildings to Life” del 2008. Egli sviluppò sei elementi della progettazione biofila:

  • Caratteristiche dell’ambiente
  • Forme e moduli/modelli
  • Pattern e processi naturali
  • Luce e spazio
  • Relazioni legate al luogo
  • Relazioni evolutive uomo-natura

All’interno di questi sei elementi, Kellert individuò complessivamente 72 attributi del Biophilic Design. Tutti gli studi successivi si sono basati su questa struttura del 2008 che può essere applicata ancora oggi.

Nel 2014 la società di consulenza ambientale e pianificazione strategica Terrapin Bright Green con sede a New York, individuò complessivamente 14 modelli, i cosiddetti pattern, con l’obiettivo di far sperimentare all’uomo i vantaggi della biofilia nelle applicazioni progettuali. Nel 2020 è stato aggiunto un 15esimo pattern. La loro struttura è suddivisa in tre temi:

  • Natura nello spazio
  • Analoghi naturali
  • Natura dello spazio

Nel 2015 Stephen Kellert e l’architetta statunitense Elizabeth Calabrese svilupparono una rivisitazione e semplificazione del suo lavoro iniziale del 2008, per agevolare la comprensione in una chiave più progettuale del suo lavoro iniziale. Venne pubblicato un paper contenente in totale 24 attributi divisi in tre tematiche:

  • Esperienza diretta della Natura
  • Esperienza indiretta della natura
  • Esperienza dello spazio e del luogo

Infine, nel 2023 vengono pubblicati i nove temi del Biophilic Design di Bettina Bolten e Giuseppe Barbiero del Laboratorio LEAF dell’Università della Valle d’Aosta. L’intento era di semplificare l’approccio al Biophilic Design per i professionisti della filiera, usando concetti per lo più già presenti nella normale prassi progettuale, ma con un approccio su base scientifica in grado di aprire nuove strade per la comprensione dei nostri bisogni veri e come tradurli nel mondo costruito.

I criteri adottati in questo protocollo di Biophilic Design rispondono direttamente a bisogni psicologici e fisici maturati dagli esseri umani nel corso dell’evoluzione.

Gli elementi del Biophilic Design possono essere suddivisi in due gruppi fondamentali seguendo i principi di adattamento evolutivo sviluppati dalla nostra specie nella ricerca di un rifugio sicuro che doveva essere ricco di risorse.

diversi protocolli del Biophilic Design sono complementari.

Il ruolo del verde

In tutte le strutture qui esposte, la vegetazione gioca un ruolo importante, ma non è l’unico fattore che genera rigenerazione e riduzione dello stress.

Molte evidenze scientifiche hanno dimostrato quanto sia importante il contatto diretto e preferibilmente permanente con la vegetazione e con altri aspetti della Natura per noi esseri umani.

Vorremmo finire questo breve prospetto sul Biophilic Design con una frase di Stephen Kellert in riferimento al verde: “Per l'esistenza umana le piante sono fondamentali come fonte di cibo, fibre, nutrimento e altri aspetti riguardanti il sostentamento e la sicurezza. Il semplice inserimento di piante nell'ambiente costruito può migliorare il comfort, l’appagamento, il benessere e le prestazioni.

 

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Bettina Bolten, Biophilic design consultant

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