Nell'ambito dell'iniziativa Archi-Nature abbiamo incontrato il noto studio di architettura Biroarchitetti. Stefan Davidovici ci ha raccontato della loro passione per il design e come il contatto con la natura influenzi profondamente i loro progetti, sia grandi che piccoli. Scopriamo come il verde diventa uno strumento fondamentale di progettazione per connettere gli edifici con l'ambiente circostante.
Noi facciamo di tutto, letteralmente, quindi dal cucchiaio alla città. Tutto quello che si può fare, da piccolo al grande, ed è una delle cose che a me personalmente piace di più in Italia.
Siamo in tre, siamo tre partners, Elisa Mori, Camila Guerritore e io. Ora ognuno di noi arriva da orizzonti diversi, da posti diversi, ci siamo messi insieme, abbiamo creato la nostra realtà intorno a dieci anni fa. Quasi un atelier.
Allora penso che il miglior progetto da raccontare è, anche se noi siamo architetti innanzitutto, è un progetto di design interni, questa volta qua. Questo può sembrare paradossale a prima vista anche per quanto riguarda l'uso del verde, però non lo è per niente. Parliamo di un progetto che si esprime attraverso due edifici per ora e continua, due interni, due spazi interni e continua. Spesso e volentieri i nostri clienti sono clienti long term, sono clienti che noi conosciamo, con quali andiamo avanti e penso che il servizio migliore riesci a offrirlo solo quando davvero capisci bene quel che intende il tuo cliente.
In modo assoluto, quindi noi abbiamo un occhio speciale verso la natura. Personalmente sono un alpinista, molto appassionato, e il contatto con la natura è qualcosa che trovo assolutamente essenziale, non solo ma penso che l'edificio sia da sempre qualcosa che deve connettere l'essere umano con la natura, quindi per noi il lavoro con il verde entra nello stesso contesto del lavoro in generale: con la vista, con la luce naturale, con l'acqua, quando riusciamo, ed è una parte fondamentale del nostro lavoro assolutamente.
E' una domanda molto complessa. Pur avendo una lunga esperienza con la Francia, devo dirti che non sono francese, sono canadese di cittadinanza, comunque i colleghi francesi spesso sono molto delusi del fatto che nei concorsi si ha l'invito per essere invitato, per poter essere selezionato in un concorso. Questa situazione impedisce letteralmente ai giovani architetti di esordire, perché non puoi avere i numeri dietro le spalle se non hai già fatto un milione di altre cose, quindi crea un mercato statico, cosa molto pericolosa che purtroppo capita anche qua.
Mamma mia, allora noi siamo un po' un'idra con tre teste, lavoriamo in squadra molto bene e questo vuol dire che ci lottiamo uno con l'altro di brutto, senza qualsiasi dubbio. Per quanto mi riguarda, io penso che la parola chiave che ci definisce in assoluto, se già ci chiamiamo biro architetti, è questo oggetto qua. La biro che noi abbiamo preso come un po' come "le Mot clé" del nostro studio. È uno strumento modestissimo, costa 50 centesimi, ma ci puoi fare, lo dico da disegnatore, qualsiasi cosa . La biro è di una versatilità incredibile, di una funzionalità meravigliosa e non deve costare milioni di euro, quindi penso che è un ottimo Moclè per qualsiasi architetto. Oggetto, metafora, parola.
Grazie a Stefan Davidovici e a tutto il team di Biroarchitetti per aver condiviso con noi questa entusiasmante esperienza nel mondo dell'architettura e del design.
L'intervista con Stefan Davidovici di Biroarchitetti ci ha fornito uno sguardo intrigante sull'approccio del loro studio al mondo dell'architettura. La passione per il design e il contatto con la natura emergono come elementi guida dei loro progetti, che spaziano dai dettagli degli interni alle grandi strutture cittadine. Con una prospettiva aperta e collaborativa, il team di Biroarchitetti dimostra come il verde sia un potente strumento di connessione tra l'architettura e l'ambiente circostante, sottolineando l'importanza di considerare la natura come parte integrante del processo di progettazione.
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