La perdita della natura: perché abbiamo bisogno di (ri)stabilire il contatto con essa

Il regista, autore, attore e musicista Woody Allen è famoso per essere una persona che prende straordinarie precauzioni al fine di limitare il contatto fisico e mentale con la flora e la fauna degli ambienti naturali. Per esempio, non visita laghi naturali, perché "lì dentro ci sono cose vive". Allen predilige la Natura che si trova in una città come New York. È sempre sua la frase "Nature and I are two" - ("Io e la Natura siamo due (entità)").

In questo articolo:

BIOFOBIA: COS'È E QUANDO SI MANIFESTA

L'avversione che Woody Allen prova di fronte alla Natura sembra essere una grave forma di BIOFOBIA, che si manifesta in stati di angoscia, paura, repulsione o addirittura terrore nei confronti di altre forme di vita.
È un fenomeno sempre più comune tra le persone che crescono quasi interamente in ambienti chiusi nei grandi centri urbani o suburbani, dove la Natura funge al massimo da decorazione.
La biofobia spazia dal disagio per gli ambienti naturali, al disprezzo attivo per tutto quello che non è stato creato o gestito dall'uomo.
Essa è un'acquisizione culturale che ci porta ad affiliarci con le tecnologie, gli artefatti umani e un mondo naturale inteso esclusivamente come fonte di risorse da sfruttare a nostro favore.

Ora viene spontaneo pensare che sia un fenomeno di tempi recenti, ma la perdita del contatto con la Natura selvatica ha radici molto più antiche e si è protratta gradualmente nei lunghi anni dell'evoluzione della nostra specie.

 

LA PERDIRA DEL CONTATTO CON LA NATURA: FENOMENO RECENTE?

Si può risalire principalmente a due diversi momenti che hanno dato inizio a importanti distacchi dell'essere umano dalla Natura. Proviamo a ricostruirli.

Per il 99,9 % della nostra storia evoluzionistica abbiamo vissuto a stretto contatto con il mondo naturale, per lungo tempo nella savana africana o ambienti simili ad essa. Gli scienziati sostengono che il passaggio evoluzionistico dall'homo erectus alla specie homo sapiens, sia avvenuto probabilmente più di 300 mila anni fa.

La narrativa parte dal periodo del PALEOLITICO che ricopre all'incirca il 95% della storia evoluzionistica umana. In questo periodo gli umani hanno perfezionato un set di risposte adattative a diversi ambienti selvatici (la cosiddetta wilderness).

I nostri antenati erano organizzati in piccoli clan nomadi con uno stile di vita da cacciatori e raccoglitori che vivevano di ciò che trovavano nella Natura selvatica. Si spostavano per cercare luoghi ricchi di risorse, preferibilmente vicino a fonti d'acqua.

Il successo o l'insuccesso evoluzionistico dei nostri antenati è dipeso da diversi fattori strettamente legati alla Natura, come per esempio le condizioni climatiche e ambientali, la disponibilità di fonti di cibo (vegetale e animale) e la disponibilità di rifugi sicuri. Essi avevano un contatto forte con la Natura.

Il periodo del NEOLITICO (ca. 14.000 anni fa) invece ricopre soltanto il 5% della storia evoluzionistica umana. La vita dell'uomo diventa sedentaria, si cominciava a sperimentare e sviluppare l'agricoltura e si riescono a domesticare alcune specie animali. Contemporaneamente, la popolazione nei villaggi incrementa sempre di più e con essa anche lo stress nelle persone.

Durante questo periodo avviene quello che chiamiamo il PRIMO DISTACCO DALLA NATURA (SELVATICA). Gli esseri umani cominciano a evitare la Natura selvatica che viene vissuta come pericolosa, incontrollabile e imprevedibile, in favore della Natura domestica più "buona", controllabile e meno pericolosa.

Infine, nell'ERA URBANA che inizia con la RIVOLUZIONE INDUSTRIALE (circa 250 anni fa) che copre meno del 0,08% della nostra storia evoluzionistica, avvengono alcune trasformazioni permanenti e irreversibili dell'ambiente per mano dell'uomo. Questo periodo è caratterizzato dalla generale mancanza di verde, da folle di persone sempre più grandi e dalla mancanza di luce naturale nei luoghi della vita quotidiana.

In questo periodo avviene il SECONDO DISTACCO DALLA NATURA (DOMESTICA) e l'INNATA BIOFILIA degli individui si atrofizza sempre di più per la mancanza di stimoli naturali. Questo distacco non si è arrestato. Oggi sempre più persone vivono con sporadici o nessun contatto con il mondo naturale.

 

NATURA E UOMO SONO ENTITÀ SEPARATE?

Ci sono sempre più evidenze che la Natura e noi non siamo due entità separate (come sostiene Woody Allen). Un numero crescente di ricerche scientifiche sta dimostrando che il cervello e anche i comportamenti umani sono strettamente legati al mondo naturale, solo che tanti di noi non ne sono consapevoli oppure se ne sono dimenticati.

I nostri stili di vita di oggi ormai seguono un ritmo dettato da tecnologie sempre più avanzate e progettate senza tenere in debita considerazione la frazione biofila dell'utilizzatore, e le nostre attività si svolgono quasi interamente all'interno di edifici. Sviluppiamo sempre più spesso patologie legate a svariati stressori presenti negli ambienti artificiali, con stati di ansia, depressione, deficit di concentrazione, panico, ecc.

Per fortuna abbiamo appurato che un contatto diretto con la Natura ha importanti effetti benefici sull'essere umano e nello specifico può dare un prezioso contributo a prevenire e curare molteplici patologie.  Un contatto sensoriale può aiutarci a utilizzare pienamente il potenziale rigenerativo della Natura per un equilibrio interiore maggiore.

Abbiamo bisogno di (ri)scoprire e alimentare la nostra BIOFILIA attraverso un contatto sensoriale e diretto con la Natura per contrastare alcuni sviluppi negativi della nostra specie e per garantirci numerosi benefici a livello fisiologico e psicologico.

(RI)SCOPRIAMO LA NATURA INSIEME E PORTIAMOLA NELLE NOSTRE ABITAZIONI E NEI NOSTRI LUOGHI DEL VIVERE QUOTIDIANO!

 

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Bettina Bolten, Biophilic design consultant

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