Tutte le nostre azioni quotidiane si svolgono all'interno di spazi e luoghi naturali o artificiali. Gli ambienti fisici fanno da palcoscenici delle nostre vite, e non possiamo prescindere da essi. Percorriamo spesso gli stessi tragitti ogni giorno, per andare al lavoro o a scuola, senza badare alle loro caratteristiche e peculiarità. Con alcuni luoghi stabiliamo delle vere forme di attaccamento emotivo che ci influenzano per tutta la vita come, per esempio, le case della nostra infanzia o gli spazi dove giocavamo da bambini. Altri ambienti invece generano in noi sentimenti di paura e di disagio, in modo tale da spingerci a evitarli a tutti i costi.
Sin dalle nostre origini, abbiamo plasmato e modificato gli ambienti in cui vivevamo, con effetti sia positivi che negativi, sia per noi stessi sia per gli altri esseri viventi e per l'ambiente.
Quello che a prima vista sembra un'ovvietà, non sempre fa parte della nostra consapevolezza: sono anche gli ambienti costruiti a influenzare le nostre vite e contribuire al nostro benessere o malessere.
In questo articolo:
L'essere umano e l'ambiente si influenzano da sempre reciprocamente e sono inscindibilmente legati. Lo sapevano già molto bene i nostri antenati che dipendevano dagli ambienti naturali e dalla presenza o meno di risorse e di rifugi sicuri per assicurarsi la propria sopravvivenza. La selezione naturale ha favorito gli individui che più prontamente imparavano a riconoscere i segni che indicavano la presenza di cibo e le possibilità di un buon riparo.
Siamo esseri biologici che appartengono alla Natura e abbiamo una storia evoluzionistica che ci ha visto per lunghissimi anni a stretto contatto con gli ambienti naturali selvatici. Ancora oggi siamo perfettamente adattati a questi ambienti. Numerosi studi hanno dimostrato che la mancanza del contatto diretto e sensoriale con gli spazi naturali, soprattutto nei bambini, porta a tutta una serie di conseguenze negative e può essere la causa di molti disturbi di cui soffrono i bambini urbanizzati, a cominciare per esempio dalla sindrome da deficit di attenzione e dall'iperattività.
A tale proposito è molto interessante il libro "L'ultimo bambino dei boschi" scritto dal giornalista americano Richard Louv nel 2005. L'autore ha espresso efficacemente la necessità di portare i bambini a contatto con la Natura, per preservarli da quello che lui ha chiamato la "sindrome da deficit di natura".
Un numero sempre più consistente di studi scientifici sta dimostrano che i benefici provenienti dal contatto con la Natura per l'essere umano sono molteplici e molto significativi. Immergersi negli ambienti naturali sul piano cognitivo, accelera il processo di rigenerazione dell'attenzione dopo una fatica mentale e rende il pensiero più chiaro. Sul piano emotivo, riduce lo stress e favorisce per esempio la nostra guarigione. Sembra che la Natura stimoli anche la nostra creatività e produttività.
Oggi tanti di noi non hanno molte possibilità di soddisfare un contatto quotidiano con gli ambienti naturali, visto che molti centri urbani sono piuttosto carenti o addirittura privi di qualsiasi forma di Natura. Per fortuna, negli ultimi tempi, e soprattutto dopo le recenti esperienze legate al lockdown, sempre più persone riconoscono la necessità di fare entrare la Natura anche negli ambienti artificiali, interni ed esterni, delle nostre metropoli.
Leggi l'articolo sui nuovi spazi di lavoro green.
Ci vengono in aiuto le cosiddette "nature-based solutions" (soluzioni basate sulla Natura) che si riferiscono alla gestione e all'uso sostenibile della Natura per affrontare sfide socio-ambientali, come per esempio il cambiamento climatico e le sue conseguenze, la sicurezza alimentare e la salute delle persone. Soluzioni nature-based riguardano per esempio l'inserimento della vegetazione all'interno ed esterno degli edifici, come i tetti verdi intensivi ed estensivi, ma anche le facciate verdi e i living wall, dei veri giardini verticali che si vedono sempre più spesso nelle nostre città.
Vuoi vedere un esmepio di progetto "nature-based-solutions"?
Qui potrete vedere il nostro contributo per la città di Torino.
Una disciplina che "tenta di tradurre l'affinità dell'Uomo con la Natura -nota come BIOFILIA- nella progettazione degli ambienti artificiali" (Kellert, 2008) si chiama BIOPHILIC DESIGN. L'efficace applicazione dei protocolli della progettazione biofila porta con sé molteplici benefici di salute fisica e psicologica, ma anche benefici economici, sociali ed ambientali di larga portata.
In riferimento ai benefici fisici, gli ambienti biofili hanno un forte impatto positivo sul nostro sistema cardiocircolatorio, sul sistema neurovegetativo, sul sistema immunitario e sul nostro sistema metabolico.
Dal punto di vista psicologico, essi influenzano positivamente le nostre emozioni, cognizioni e adattamenti.
I benefici per l'ambiente aumentano notevolmente se abbinati a strategie di sostenibilità. Per quanto riguarda i benefici sociali, il Biophilic Design favorisce la creazione di spazi che permettono un buon livello di privacy, ma contemporaneamente anche un'interazione positiva e l'inclusione delle persone (soprattutto anziani, fragili e bambini). Infine, i benefici economici, come per esempio la riduzione dei costi energetici oppure l'aumento del valore degli immobili, sono convincenti per applicare la disciplina del Biophilic Design.
Le nostre vite odierne e la nostra percezione degli spazi fisici possono essere migliorate con l'aiuto dell'ARCHITETTURA e del DESIGN in grado di creare esperienze positive all'insegna della salute e del benessere psico-fisico e psico-sociale delle persone.
A tale proposito sembrano molto attuali (e non di rado dimenticate da chi si occupa di progettazione) le parole attribuite all'architetto Richard Rogers, famoso soprattutto per il progetto del Centro Georges Pompidou a Parigi creato insieme a Renzo Piano:
"Non si può pensare un'architettura senza pensare alla gente."
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Bettina Bolten, Biophilic design consultant